di Serena Matarazzo / Le recensioni – Di Sogni e Visioni di Mariaconcetta Mirto
BIO
“Mariaconcetta Mirto (1996) è una giovane laureata in Letterature e Culture Comparate presso l’Univesità degli Studi di Napoli “L’Orientale”. Vorace lettrice sin da bambina e appassionata di letteratura, ha sempre coltivato la passione per la scrittura, dapprima nella forma del racconto breve, poi trovando nella poesia il mezzo espressivo attualmente più in sintonia con le sue corde. Associa le parole ad incantesimi di guarigione, credendo nel loro grande potere terapeutico. Di Sogni e Visioni è la sua prima raccolta che cerca di raccontare brevemente un percorso emotivo complesso e, talvolta, doloroso.”
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La metafora del viaggio accompagna spesso le sillogi poetiche: vi è un punto di partenza, una fase di transito e un approdo. Anche nel caso dell’opera della Mirto troviamo tutto questo. Costruita come un viaggio onirico, Di Sogni e Visioni – come riporta la stessa autrice – nasce dall’esigenza di tradurre le immagini del proprio vissuto in parole che non abbiano la pretesa di essere risolutive e universali ma che tentino di fare luce “tra le buie strade che collegano la mente e il cuore”.
Saper descrivere sentimenti intensi e dolorosi necessita un tocco lieve e ciò giustifica l’ermeticità di alcuni componimenti. Con un lessico asciutto e calibrato, l’autrice tenta un lavoro complesso, ovvero quello di riuscire a mettere su carta emozioni e ricordi, recuperandoli dalla memoria del passato. In questo percorso, la Mirto riesce a tradurre in versi profonde riflessioni sugli affetti e sulla natura delle relazioni, sui luoghi “fermi ad aspettare un ritorno” e sulle sensazioni di inadeguatezza che spesso si vivono a margine del quotidiano.
Le poesie di Mariaconcetta suonano note essenziali, sono particelle elementari di un universo personale. Manifestano una certa malinconia verso un passato rimasto in bilico a causa di parole non dette, o quantomeno non riferite al momento giusto, ma che ora, fissate su carta, consentono il recupero di un tempo che sembrava perduto. Questi pensieri hanno a volte un destinatario ben preciso, altre volte invece restano in balìa del caso per poter viaggiare e ricoprire nuove distanze. La stessa autrice dirige la comprensione di questo punto nella nota introduttiva:
“Alla fine, si trovano dei pensieri con destinatario, ma ciò non implica che non possano avere valore per qualcun’altro. Essi differiscono per la consapevolezza di avere un proprietario specifico nell’idea di chi scrive: due hanno già raggiunto la loro meta, mentre un altro viaggia ancora per coprire la lunga distanza del tempo e del distacco. Forse il caso riuscirà dove il coraggio ha fallito”.
Alle poesie si alternano ampi spazi bianchi in cui viene poggiato un solo verbo evocativo. Si lascia al lettore la possibilità di passare oltre o di costruire il proprio mondo di immagini, riportando annotazioni o pensieri direttamente sulla carta. Con questo espediente, la Mirto fa squadra con i suoi lettori, in una sorta di staffetta poetica in cui l’opera stessa diventa il testimone da far passare di mano in mano, per accompagnare il singolo ma anche per certificare la continuità del contatto tra tutti gli elementi della squadra. Anche l’intromissione, in fondo, è parte del viaggio.
Ciò che resta alla fine della lettura è la certezza di aver incontrato un’anima sensibile e coraggiosa. Un’autrice ancora in fase di crescita ma capace di cogliere le sfumature di significato del suo mondo, trattando con semplicità e fermezza emozioni di un vissuto che, a ben vedere, appartengono un po’ a tutti.
Citazione preferita
Alle pietre senza
parole
per raccontare il
silenzio
restano le sedie
lasciate
nei cortili oramai
deserti.